Sono un complottista(?)

  Joel Samuele |

Chi frequenta i siti di informazione alternativa, si sarà accorto di come questi siano visitati da una platea di persone particolari, sensibili a certi argomenti di cui la maggioranza delle persone non si interessa. È bello seguire canali tematici che portano informazioni alternative, per rendersi consapevoli di ciò che accade nel mondo. Ma mi sono reso conto con il tempo, che le tematiche trattate, non solo non sono d’interesse per la maggior parte delle persone, ma anzi, talvolta si rischia di incappare in discussioni con conoscenti, con il tizio che vi prepara il caffè al bar, che possono degenerare quasi in litigi, se non si ha il buon senso di interrompere prima il discorso.

Bisogna tenere bene a mente quel momento, in cui affrontando ad esempio la questione dell’11 settembre, si spiega a qualcuno che le torri gemelle sono cadute per via di una demolizione controllata. La reazione probabilmente, se si affronta il discorso con calma, sarà quella che il tizio in questione semplicemente non capisce il discorso, o lo ignora.

Allora il mondo della controinformazione propone una soluzione: far girare attraverso i social network, la rete, i contenuti che non passano i media mainstream, o se li passano lo fanno in modo distorto, tipo quei documentari dove fanno vedere un pezzo di UFO, e uno ha perso due ore di tempo per niente. Ci si ritrova poi a capire, che chi segue la controinformazione è un pubblico ristretto che è sempre quello, e la soluzione non può essere quella di stimolare ulteriormente questo con più contenuti, perché tanto la maggioranza delle persone vive senza considerare le problematiche relative ad esempio ai vaccini; e ci si rende conto di questo quando ci sono madri che si mettono in fila davanti alle ASL per vaccinare i figli con la prima cosa che gli capita disponibile.

Tutte le argomentazioni calde, non vengono semplicemente censurate dai media, ma sono offuscate da una marea di film, telefilm, che sono farciti di informazioni secondarie magari alla trama stessa dei contenuti audiovisivi proposti, ma che agiscono costantemente, per dire ad esempio che l’11 settembre sono stati i terroristi di Bin Laden, oppure facendo vedere ad esempio che i NOVAX sono sempre persone paranoiche con la carta stagnola in testa che hanno scarsa cultura.

Oltre l’azione dei film e telefilm, dobbiamo considerare anche l’azione della cosiddetta cultura generale, di tutti quelli che ad esempio studiano tanto per fare i concorsi per entrare nella polizia, i vigili del fuoco, o altri corpi statali. Magari anche chi non passa il concorso, è costantemente bombardato di informazioni che prese singolarmente possono anche risultare vere, ma che creano un contesto fumogeno di dati circostanziali, presi in contesti che non centrano nulla con l’altro. La persona che è in questo mondo avrà quindi l’impressione di essere colto, e di avere le risposte giuste, che molte volte il complottista “medio” si accorge che queste guardacaso vanno a creare disinformazione su un tema di cui «nessuno ne parlaaaah!».

Si arriva quindi ad un altro problema: che il complottista “medio”, soffre di una saturazione di dati, e vive stati emotivi che la maggioranza delle persone non comprende.

Però non è possibile andare dalla persona che vive secondo luoghi comuni, e spiegargli che ci sono importanti problemi che «la gente dovrebbe sapere», e dove quindi sarebbe meglio informarsi. Non tutti abbiamo deciso di voler vivere questo stato in cui ci si preoccupa di cose che la maggioranza ignora.

L’ufologia ad esempio parla di shock ontologico, quando chi fa incontri ravvicinati di vario tipo, si ritrova in una situazione in cui crollano le certezze fondanti su cui era basata la propria esistenza. Il complottista in questo caso sembra essere colui che ha fatto un esperienza in cui si è reso conto di alcuni problemi che la maggioranza vuole ignorare.

Se abbiamo già messo in discussione le nostre credenze, viene naturale in una seconda fase, passare le ore a vedere documentari come quelli di Massimo Mazzucco, che trattano ad esempio tematiche come l’industria del cancro, e le case farmaceutiche. Una volta accettato che l’istituzione non è sempre fonte di informazioni affidabili, si passa quindi in uno stato in cui si accettano questi problemi e li si studia. Nasce poi successivamente il problema di chi vede tutto come “orchestrato”, e passa da uno stato in cui ignorava i problemi, ad uno in cui tutto gli sembra sempre e comunque tutto un complotto.

Rimane però da ricordare che: comunque sia la maggioranza delle persone non ha fatto nessuna esperienza in cui gli è crollato addosso il proprio mondo, e per questo ha deciso di non voler sapere, non voler capire. Quindi non si tratta di complotti, ma del problema che la maggioranza ha da sempre avuto il ruolo di chi subisce le decisioni altrui, e in questo momento ce ne rendiamo maggiormente conto. Costringere chi non vuole capire a voler capire a tutti i costi, non fa altro che provocare una reazione opposta: portare molta gente ad affidarsi di più ai canali ufficiali, chiudendo la strada ad ogni ipotesi alternativa.

Io sono del parere che se uno non vuole vedere UFO, scie chimiche, parlare del problema dello strapotere delle industrie farmaceutiche, e fare tanti altri discorsi che sono semplicemente ignorati dai più, questo ha in un certo senso, il diritto di rimanere nella sua zona di sicurezza. Portarlo a forza al di fuori di questa potrebbe essere solo un problema.

Allora come facciamo con tutte le questioni che stanno avanzando oggi, come i vaccini, e il 5G che viene provato senza neanche informare i cittadini?

Me lo sono chiesto da tempo, e innanzitutto penso che se ho avuto il coraggio di non credere più a delle certezze, devo completare il percorso, e pensare ad esempio che non siamo tutti uguali, e ciascuno percepisce le cose a modo suo, per vari motivi. Possono incidere molto i vissuti familiari, che nel mondo della controinformazione non vengono molto considerati, perché si pensa spesso che la causa di ogni problema sia solo esterna. Ma se in una determinata regione del mondo accadono delle cose, qualcosa accadrà anche nei nuclei familiari di quella determinata regione, che permette tali accadimenti. Non si può pensare che è tutto un complotto dei poteri forti, perché questi comunque agiscono sulle persone che facilmente si lasciano usare.

Quindi una persona che rifiuta ad esempio di guardare al 5G come un problema, potrebbe essere anche una persona che ha un vissuto familiare che lo ha obbligato in un certo modo a non vedere certe situazioni, e come conseguenza si attivano dei meccanismi per cui si preferisce vivere in una coltre di fumo in cui capire un po’ di tutto senza capire niente. È quel tipo di persona che rientra dal lavoro e ascolta la radio in macchina, con il palinsesto rassicurante, che parla del più e del meno, ed eventualmente di un’Università straniera che ha scoperto un nuovo shampoo per il cane.

Mettere in dubbio una realtà, significa poi confrontarsi con i propri familiari e conoscenti, e fare delle domande. Da queste domande poi potrebbero uscire fuori altre domande, e poi la discussione potrebbe degenerare.

Piuttosto io sarei propenso a cercare di capire come mai esiste una differente consapevolezza nelle persone, lasciando un attimo da parte i poteri in gioco. Quindi evitando tutti quei discorsi sui media che non informano, o la censura da parte di qualcuno. Mi concentrerei su come il potere costituto potrebbe usare la mia persona per un suo scopo, e lavorerei su quel punto. D’altronde abbiamo visto come un partito (un non-partito con un non-statuto) si sia convertito a tutti gli effetti in una continuazione di ciò che c’era prima. E se accade questo, è perché il sistema fa leva sulle parti irrisolte di ogni individuo, e riesce alla fine a stravolgere il significato originario di ciò che era nato come antisistema, trasformandolo nel sistema stesso.

Tutti coloro che si sono cimentati nel partecipare ad un nuovo gruppo politico, avranno visto almeno una volta usare il loro lavoro per sostenere cose che poi andranno ad alimentare un qualcosa che non rappresenta ne l’idea originale, ne l’idea propria che si aveva quando il gruppo era stato costituito.

Al di là del fatto che creare un gruppo può sempre essere utile allo scopo di confrontarci, dobbiamo necessariamente come prossimo passo rendere immune noi stessi dalla manipolazione, e cominciare a pensare che se un sistema riesce a stare al potere, un po’ di energia forse gliela diamo noi.

Non possiamo andare oltre con l’informazione, perché tanto quelli che si sono voluti informare lo hanno già fatto, e la maggioranza vive in una specie di cortina fumogena.

Insistere per allargare il cerchio dei “ben informati”, può sortire un effetto avverso, cioè quello dove si comincerà ad invocare una sempre maggiore forma di controllo sui mezzi di comunicazione come internet, perché la gente comune percepisce le informazioni non ufficiali come una forma di aggressione psicologica da cui stare lontano.

Mi piacerebbe che questo mondo che oggi si trova su internet, si concentrasse di più su come affrontare i problemi. Su come ci si deve comportare di fronte ai provvedimenti sempre più restrittivi anche in maniera individuale. Ciascuno dovrebbe essere capace di interagire con la situazione in cui si trova, e il mondo dell’informazione libera potrebbe essere quello dove ci si chiede: come faccio ad interagire io con questo problema, nella situazione che esiste adesso. Senza pensare a probabili scenari futuri dovuti al cambiamento degli equilibri geopolitici. Quei cambiamenti possono far comodo per una determinata situazione locale, ma non per il miglioramento generale della situazione attuale.

Non resta che fare un lavoro introspettivo, che consiste anche con il non essere costantemente informati su tutto. Lasciate perdere quel discorso sulla democrazia che doveva essere e che non c’è. Quella democrazia prevede in ogni caso persone responsabili, e quindi sappiamo che se non ci sono queste a sufficienza, l’unica opzione per chi gestisce, e fare delle leggi pensate per le masse, e non per degli individui responsabili.

Vi lascio con uno spunto da cui partire: pensate a come avremmo affrontato il Corona Virus, in una situazione in cui la popolazione fosse stata distribuita in piccoli centri più autonomi, con una produzione di alimenti, e prodotti ben distribuita in modo da avere tendenzialmente varie zone autonome. Ognuno poteva magari lavorare in vicinanza e limitare gli spostamenti in un contesto dove già non era necessario affollare le vie di comunicazione. Invece oggi ci troviamo città come Roma e Milano, con migliaia di pendolari che a certe ore affollano le stazioni di metro e treni. Perché oggi tutto è pensato per essere centralizzato, e quando si verificano dei problemi questi si manifestano in modo grave. Chiaramente per vivere senza centralizzazione si necessita innanzitutto di persone che abbiano voglia di essere più autonome, e questo prevede un grande senso di responsabilità.

Al di là del sistema migliore che si voglia usare, comunque una situazione non gestita in modo autoritario prevede che le persone prendano le proprie decisioni, e le sappiano soprattutto prendere. Non funziona secondo me quel discorso in cui si pensa ad una democrazia teorica, senza che nessuno voglia poi rendersi partecipe con i fatti.

A questo punto cosa centra l’essere o meno complottista? Il complottismo è uno stato di accettazione di una realtà dove chi ha in mano la gestione delle cose, non agisce pensando prioritariamente al benessere di tutti. Al massimo si assicura che la situazione non gli sfugga di mano. Cosa farne dell’essere consapevole di come vanno le cose è una scelta personale.